#GLPoint / Le creazioni realizzate grazie ai software di intelligenza artificiale: il settore del design
Come si concilia il design generativo con la tradizionale nozione di autore: un “nuovo” ruolo per i designer? 11 ottobre 2023Nei più disparati settori industriali, sempre di più, chi si occupa di design sa bene il significato di “design generativo”.
Si definisce “generative design” quel processo di esplorazione del design iterativo che si serve di un software di intelligenza artificiale per generare una gamma di soluzioni di design che soddisfano una serie di parametri preimpostati (come ad esempio i materiali, i metodi di produzione, i vincoli di costo etc.).
Tra gli innumerevoli settori nei quali sempre di più si ricorre al “design generativo” basti citare quello automobilistico e quello dell’arredamento.
A differenza del design tradizionale, in cui il processo parte da un modello che si basa sulle conoscenze di un ingegnere/designer, il design generativo prende avvio da parametri vincolati e utilizza l'intelligenza artificiale per generare il modello.
I computer non vengono infatti più solo usati come macchine passive – ossia meri strumenti di lavoro - ma al contrario sviluppano, in pochissimo tempo, con l’aiuto di algoritmi d’intelligenza artificiale, delle idee di design con alternative quasi infinite. Il c.d. “generative design” può produrre infatti centinaia di opzioni progettuali in pochissimo tempo sulla base dei parametri predefiniti impostati dall’utente.
La letteratura giuridica italiana in materia di diritto industriale, e non solo, si è quindi interrogata sul nuovo ruolo dei designer in questo processo e si è posta inevitabili interrogativi sulla proteggibilità e titolarità di tali prodotti realizzati tramite l’intelligenza artificiale.
La questione relativa all’impatto dell’uso di software di IA nei disegni e modelli per quanto attiene il profilo della proteggibilità – ossia i requisiti sostanziali della novità e del carattere individuale dei disegni e modelli – non ha sollevato particolari problemi.
Al contrario, invece, il profilo della titolarità dei diritti sui disegni e modelli ha sollevato non pochi interrogativi. Tra le principali questioni che ci si pone in dottrina in materia di IA e disegni e modelli vi è è infatti quella dell'attribuzione della qualifìca di autore e, quindi, della titolarità dei relativi diritti.
Come si concilia il design generativo con la tradizionale nozione di autore? Che ruolo si può attribuire ad esempio ai programmatori, alle software house, a coloro che si occupano di validare/selezionare i design destinati alla produzione?
Può essere considerato “autore” il titolare del “kit di IA” usato per generare un determinato design?
In dottrina si è, ad esempio, di recente sostenuta l’opportunità di integrare la disciplina dei disegni e modelli, con una previsione legislativa che, nel caso di creazioni generate in autonomia da un sistema di IA, attribuisca espressamente tale diritto (non all’autore, ma) al soggetto che ha effettuato i necessari investimenti.
Il diverso ruolo dei designer nel processo creativo, sempre di più svolto “in autonomia” dai sistemi intelligenti, ha dunque portato a inevitabili riflessioni sul tema.
Tuttavia, l'approccio che pare ancora prevalere sembra rimanere quello di riconoscere ai designer, sia che intervengano nella definizione dei parametri a monte, sia che intervengano nella fase finale di scelta e validazione, il ruolo di “autori”.
Questo nuovo ruolo è ben rappresentato dalla immagine fornita da Holger Hampf, il Presidente di Designworks, affiliata BMW, secondo il quale “il designer diventa un direttore d’orchestra, indica la direzione, prende le decisioni”.